Il Sibelius dal vivo

Jean Sibelius

Jean Sibelius nel 1913

Dopo anni di ingiustificabile melina, ho finalmente fatto l’abbonamento alla Stagione Sinfonica dell’Auditorium RAI in compagnia di un’eterogenea combriccola di appassionati di buona musica e di buona birra post concerto.
Lo scorso giovedì, il 17 ottobre 2013 per la precisione, è iniziata la stagione anche per noi del turno rosso serie arancio (i colori melange autunnali) e così mi sono ritrovata, per la prima volta in vita mia, ad assistere ad un’esecuzione del vivo del Concerto in re minore op. 47 per violino e orchestra di Jean Sibelius, per me amichevolmente noto come “Il Sibelius”.Devo premettere che sono esperta in maniera maniacale del Sibelius, avendo trascorso intere giornate (rubate all’orario di lavoro sia chiaro) in una costruttiva attività che ho chiamato il “Fiorella’s Sibelius contest”.
Immagino che vi stiate chiedendo con foga in cosa consista questo Fiorella’s Sibelius contest e quindi ve lo spiego: vado su Youtube, metto le cuffie e mi ascolto, confrontandole, tutte le esecuzioni dei grandi violinisti della storia (almeno di quella documentata su Youtube si intende).
Dopo mesi di attento ascolto ho anche decretato il mio personale vincitore, ovvero il mai abbastanza compianto Christian Ferras con un’esecuzione che se non avete mai ascoltato vi invito a godervi aggratis su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=x6Kq0qMMpgU

Sergej Aleksandrovič Krylov

Sergej Aleksandrovič Krylov

E così, dopo tanto tempo passato ad ascoltare questo concerto (senza stancarmene mai), dopo averne studiato ogni minima sfumatura, ogni accento ogni scala, mi trovo finalmente faccia ad archetto con Sergej Aleksandrovič Krylov, scelto dal Fato come il violinista che finalmente avrebbe suonato il Sibelius proprio davanti a me.
E subito arriva l’ansia: oddio poveretto ora deve suonare il Sibelius che è difficilissimo, lungo, faticoso, dal vivo, che ansia, come farà con la parte acuta e se gli si rovina una corda e se gli si spelacchia l’archetto?

Appena attacca il primo movimento l’ansia svanisce, cacciata a calci da un brivido lungo la schiena e finalmente realizzo: c’è un artista, un grande artista che ha dedicato tutta la sua vita allo studio del violino, che tiene tra le braccia uno Stradivari “Scotland University” del 1734, che sta suonando proprio davanti a me uno dei concerti più belli della storia della musica occidentale.
Immenso è il potere dell’arte e io mi sento una privilegiata a essere lì: sono felice e non ho più paura di tutte quelle note né degli acuti né dei salti né che qualcosa si spezzi perché mi sto godendo il momento con la piena consapevolezza che tutto quanto intorno a me e dentro di me è pura bellezza.

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